Ieri sera ho dovuto disdire un appuntamento con un gruppo. Ho un lieve raffreddore e non sono al top. In questo periodo ho deciso di non esporre gli altri e me stessa ad un qualsiasi anche remoto pericolo, però sono anche dispiaciuta e allora mi è tornata in mente una vecchia storia.
LA STORIA DI UN CANE, DELLA PAURA E DI UN AMICO LONTANO
L’india come sapete è una terra ricca di ricercatori spirituali. Tutto quello che viene fatto è per ritrovare il divino in sé stessi. Alcuni dopo il buddhismo, la chiamano illuminazione o satori nell’oriente dagli occhi a mandorla.
” Un giorno un uomo del villaggio decise di andare a trovare un suo vecchio amico che abitava in un altro villaggio non troppo distante dal suo.
Partì nel tardo pomeriggio e mentre si allungavano le ombre della sera e le luci si facevano più fioche passò davanti ad una nuova casa che non aveva mai visto prima.
Guardando meglio vide sulla porta un grande cane minaccioso.
Era davvero spaventoso, aveva la bocca aperta giusto per mostrare i denti, gli occhi fissi e una mole imponente. Un cane di quelle dimensione non avrebbe fatto fatica ad uccidere un uomo!
Si fermò.
Aspettò un momento prima di decidere cosa fare perché sentiva tutto il corpo in allerta.
La paura dei cani ce l’aveva fin da piccolo, da quando un randagio lo morse staccandogli quasi un dito della mano.
Aspettò ancora poi prese un grande respiro e pensò al suo amico.
Si era sposato ed era da molto che non lo vedeva.
Voleva raccontargli dei suoi figli e sapere come stava.
Decise così di prendere coraggio e passare davanti all’ingresso con il cane, anche perché non aveva scelta se voleva andare avanti.
Mano a mano che si avvicinava ebbe la sensazione strana che il cane fosse immobile, fermo, statuario… ma sì!!!
Si accorse che era fatto di pietra! Tutta la sua paura era un’illusione, era solo un abbaglio della luce bassa e della sua atavica paura dei cani.
Si disse tra sé e sé che era stato proprio sciocco a vedere il pericolo dove non c’era…
Non vide mai più il cane ma la statua di pietra.”
Così sono i nostri risvegli alla coscienza.
Non possiamo tornare indietro, ma ha forse sbagliato quell’uomo ad indugiare?No.
Sono proprio quei meccanismi antichi del nostro sistema nervoso che ci salvano.
Chi è imprudente muore presto e ha meno probabilità di salvarsi di fronte ad un “eventuale” pericolo.
E’ un meccanismo conosciuto molto bene nelle neuroscienze.
E’ difficile mettere insieme la ricerca spirituale con la nostra vita temporale.
Il corpo, che è il nostro mezzo più potente per il risveglio ci protegge. E’ così.
Spesso sembra allontanarci da qualcosa che consideriamo una meta, i nostri “scopi “
ma se ci lasciamo guidare da quello che sentiamo giusto nel nostro cuore, nel nostro sentire scopriremo la fiducia che la vita ci protegge e ci farà arrivare a casa… sempre.
Con amore Loredana
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